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Intervento di Eugenio Pari all’assemblea SEL Rimini

16 marzo 2011 – Sala degli Archi – Rimini

 

Compagne e compagni,

dallo scorso novembre siamo costretti a dover giustificare continuamente il senso della nostra decisione unanime da quando cioè abbiamo deciso di appoggiare e sostenere la candidatura a sindaco di Fabio Pazzaglia e quindi di non aderire al primo turno ad un alleanza con il PD.

Lo dobbiamo fare di fronte al fuoco di fila del PD che ha mobilitato tutti i propri dirigenti locali e il segretario regionale.

Lo dobbiamo fare di fronte alle dichiarazioni pubbliche del coordinatore regionale di SEL stasera qui presente.

Ma se fin da subito sapevamo che avremmo dovuto fronteggiare le innumerevoli pressioni del PD, conoscendo le “regole del gioco” e considerandole anche comprensibili, le pressioni del nostro coordinatore regionale, invece, sono state del tutto inaspettate e sinceramente incomprensibili.

Nelle ultime settimane piuttosto che comprendere, non dico condividere, le ragioni di questa nostra scelta, il coordinatore regionale si è comportato come un commissario politico degno del Comintern degli anni ’30. L’atteggiamento di dissenso rispetto alla nostra decisione affermata in due occasioni e sempre all’unanimità, fin dal primo incontro che abbiamo avuto si è trasformato in aperta contrapposizione sfociando in un suo ostruzionismo verso decisioni coerenti con le regole che scandiscono la vita interna, il dibattito e la formazione delle decisioni sancite dalle norme statutarie di SEL.

Una contrapposizione e un ostruzionismo subito dilagati nella reiterazione di minacce, non si capisce a che titolo poi, di impedirci di presentare il simbolo del partito in cui tutti militiamo e a cui siamo regolarmente iscritti.

Questo atteggiamento è troppo grave per non essere citato. Le energie profuse dal coordinatore regionale Paglia erano forse degne di tutt’altre iniziative, hanno presto mostrato il loro carattere di accanimento degno di altra causa forse, un accanimento che lo accomuna al segretario regionale del PD Bonaccini, con cui registra peraltro una singolare univocità di posizioni.

Speravo che queste tristi pratiche la sinistra italiana se le fosse lasciate alle spalle, non dico al 1956, ma sotto le macerie del muro di Berlino almeno, prendo atto che per il coordinatore SEL in Emilia Romagna quando si affronta il tema delle alleanze con il PD così non è.

Ci è stato chiesto di essere realisti.

Ebbene proprio perché siamo realisti e anche coerenti, pensiamo che occorra un profondo cambiamento nelle pratiche di governo per la nostra città e proprio perché realisti dobbiamo procedere verso la strada che abbiamo intrapreso.

Vogliamo determinare nel contesto dato un cambiamento reale, nel senso che vogliamo cambiare realmente, il corso di un’amministrazione di centrosinistra che si è contraddistinta per la subalternità ai poteri forti della città. Siano essi i poteri legati alla rendita immobiliare o al monopolio delle cooperative legate alla Curia e a CL nel campo dei servizi educativi.

Vogliamo un governo cittadino che piuttosto che finanziare a fondo perduto la diretta RAI di Capodanno, quei 600mila euro li destini all’assistenza domiciliare per portatori di handicap e anziani non autosufficienti. Un dato, sarà forse una fortuita coincidenza contabile, ma nell’ultimo bilancio comunale – su cui abbiamo votato contro – sono state erogate meno ore di assistenza domiciliare per le fasce sociali più deboli, tale contrazione ha determinato un risparmio di circa 600 mila euro, la stessa cifra che è servita al Comune di Rimini per pagare il contratto a Bibi Ballandi l’organizzatore del Capodanno RAI in Piazza Fellini, l’evento con Mara Venier e Al Bano con cui siamo stati deliziati. Un evento di grande risalto culturale, e a proposito di cultura quest’anno a quasi tutti i giovani laureati che con passione e competenza lavoravano come guide al museo della nostra città non sono stati rinnovati i contratti. La motivazione: non ci sono soldi!

Queste cose non le diciamo da pochi giorni, ma da anni!

Il candidato sindaco del PD sostiene di voler cambiare pagina, si contraddistingue per il disconoscimento delle politiche della ultra decennale giunta Melucci – Ravaioli. Bene! Addirittura il segretario del PD ha lasciato ventilare l’ipotesi che sia SEL a scrivere le pagine del programma sull’urbanistica. Benissimo! Siccome però non bastano i propositi, ma contano i comportamenti abbiamo detto che se volevano essere coerenti potevano sostenere insieme a noi una proposta all’interno del PSC (ossia il PRG) di cui in queste ore si stanno approvando i contenuti. La nostra proposta prevedeva di spostare il periodo di salvaguardia per interventi edilizi che se realizzati comporteranno 300 mila md di edificazioni. Di questi 300 mila 150 mila sono appartamenti circa 2150 appartamenti in più quando il PSC prevede nei prossimi 15 anni la realizzazione di 5000 appartamenti. Una mole di cemento da approvare fuori da qualsiasi contesto di pianificazione, una mole che inficia in partenza le strategie di sostenibilità che sono all’origine dei PSC.

Ebbene, anche qui con senso della realtà, abbiamo proposto di rivedere queste realizzazioni così evidentemente sovrastimate riconducendole all’interno del PSC che ha fra i propri capisaldi un principio della l.r. 20/2000: “costruire nuove realizzazioni edilizie quando non sussistano alternative per il riuso del tessuto urbano esistente”. La risposta del PD che vuole voltare pagina è stata quella di bocciare il nostro emendamento, così come ha respinto un altro emendamento che prevedeva politiche di risparmio energetico e premere maggiormente sul fotovoltaico.

Badate, non l’hanno fatto perché sono cattivi, lo hanno fatto perché di fronte alle pressioni dei costruttori e l’ipotesi di seguire politiche di governo del territorio più indirizzate all’interesse collettivo hanno scelto da che parte stare: quella della rendita immobiliare e dei costruttori.

I costruttori sono mesi che piangono miseria, la crisi – dicono – ci ha piegato le gambe e non si può ingessare la città con la crescita zero. Intanto di quale crescita zero parlano?! E a queste bugie raccontano altre bugie. La voce, un quotidiano notoriamente comunista come tutti sappiamo, in un articolo dell’11 marzo racconta quanto siano disperati i costruttori: edile carpentieri di Bruno Morandi (il socio di Valentini) nell’ultimo anno ha conseguito 31,5 milioni di profitti + 29% rispetto al 2010, Giuseppe Pesaresi (fratello di Ulisse il presidente dei costruttori di confindustria) +157% dei profitti rispetto al 2010! Queste persone offendono coloro che soffrono veramente la crisi anche a causa delle speculazioni che questi “imprenditori” realizzano da decenni!

Con questo io non sostengo l’esproprio proletario e tanto meno credo che l’abolizione della proprietà privata sia all’ordine del giorno, credo però che il territorio sia irriducibile alle sole logiche di profitto perché è un bene comune, e credo che un’amministrazione comunale debba affermare questo principio, certo chi fa impresa consegue il profitto ma grazie al profitto che questi realizzano su un bene che dovrebbe essere di tutti centinaia di famiglie sono escluse all’accesso al fondamentale diritto alla casa.

A Rimini ci sono migliaia e migliaia di appartamenti sfitti, una stima prudente si aggira sui 10.000, Rimini è la città capoluogo dove si è più costruito nella terza regione per espansione edilizia in Italia eppure parliamo ancora di emergenza casa e di persone che non possono nemmeno pensare di acquistare casa o che non riescono a pagare gli affitti? Certo, perché questo patrimonio sfitto serve a mantenere alti i prezzi degli immobili, se questo patrimonio venisse collocato sul mercato si svaluterebbe e allora addio ai profitti di cui ho appena parlato, addio alla speculazione. Non c’è la mano invisibile del mercato a regolare queste contraddizioni, ci deve essere la funzione del governo pubblico e questa funzione si è scelto di non eseguirla. Se queste cose le capisco io le dovrebbe capire ancora meglio chi guida la nostra città, e le capisce solo che preferisce essere subordinato ai poteri forti, si sceglie la subalternità rispetto a questi poteri piuttosto che dare senso in termini di interesse collettivo realizzando il principio della funzione sociale attribuita costituzionalmente all’impresa.

Un sviluppo basato solo sul consumo deprime le possibilità di investimenti produttivi e attrae, come accade da decenni, i capitali delle mafie che vedono nel mattone e più in generale sull’economia basata sul consumo una occasione ghiottisima. La compiacenza del sistema bancario e la vicinanza a San Marino fanno il resto. Noi parliamo di questo, gli altri?

So che Rimini non è la sola città che vive queste situazioni, lo so che il PD riminese non è l’unico che governa così. Noi però abbiamo deciso di non sottostare alle compatibilità, al compromesso estremo sempre e comunque pur di stare al governo. I posti a fianco dei vincitori sono sempre affollati, noi abbiamo scelto di sederci da un’altra parte! Potremmo giustificare la nostra collocazione con qualche concessione ottenuta dal PD, ma è proprio il tema di qualcuno che da le carte e qualcun altro che deve abbozzare che non mi convince, che, anzi, rifiuto. Potevamo giustificare una nostra presenza nella maggioranza con qualche odg sulla pace ed essendo ligi e del tutto ininfluenti magari avremmo avuto assessori e altre prebende, non lo abbiamo fatto, non per un’idea manicheista, ma perché chi chiede comportamenti più etici non si può poi mettere nel macchione.

Invece pensiamo che occorra cambiare i rapporti di forza che sono alla base dell’agire politico, è per cambiare i rapporti di forza e introdurre elementi progressivi di cambiamento che noi stiamo percorrendo questa strada, non per raggiungere risultati di carrierismo politico. I rapporti di forza non si cambiano solo con qualche intervista a Nichi Vendola, si modificano agendo politicamente nel tentativo di dare rappresentanza alle istanze di cambiamento e cercando insieme di cambiare le cose in coerenza alle idee che si sostengono a tutti i livelli e in ogni momento.

Se quel cambiamento che giustamente SEL richiede a tutta la politica non cominciamo a metterlo in pratica allora faremmo solo del velleitarismo, saremmo degli ipocriti!

Se vincono sempre i poteri forti, se la logica che deve sempre e comunque prevalere è quella del tatticismo politico, se gli interessi di pochi forti sono gli interessi che si ritengono imprescindibili per poter governare allora saremmo uguali agli altri e quando la sinistra diventa uguale agli altri diventa pericolosa. D’altra parte ciò che Vendola per ben due volte ha fatto in Puglia è stato affrontare con coraggio questo stato di cose, ha creato speranza, una speranza che gli ha dato e gli sta dando la forza per governare nell’interesse di tutti!

Fuori tempo massimo peraltro, ci è stato chiesto di chinare il capo di fronte alle compatibilità della politica, trasformando il senso di realtà in opportunismo, sacrificando le istanze di trasformazione al tatticismo della politica politicante, ribaltando il disinteresse della nostra scelta in interesse personale, cercando di imporre le scelte piuttosto che rispettarle.

Non so come andrà a finire questa vicenda però quanto è successo ci deve insegnare qualcosa: esiste ancora chi pretende di suddividere il partito fra chi detta la linea e quanti, invece, devono, volenti o nolenti, accettarla. Questa cosa non solo non fa parte della mia modesta cultura ed esperienza politica, non fa parte del mio modo di vivere.

Per quanto mi riguarda, lo dico molto serenamente, se questa sera qualcuno pretenderà di ribaltare una decisione democraticamente assunta da organismi assolutamente legittimati a farlo, dovrei trarre delle conclusioni che, aderendo a SEL e contribuendo insieme a tutte e tutti voi a fondarla a Rimini, speravo di non dover prendere.

Se dovesse prevalere la linea di chi, non con la forza della ragione, ma con la forza che con supponenza pensa gli sia data dall’incarico che ricopre, credo che SEL, pur nella modesta dimensione che la vicenda riminese ricopre, subirebbe un’amara sconfitta.

Penso che tutte le nostre belle parole, i nostri bei progetti rischiano di essere schiacciati da chi li giudica come un fastidioso orpello, un ostacolo per chi delle nostre parole e progetti non sa cosa farsene, della nostra passione, del nostro entusiasmo e delle nostre idee se ne può far benissimo a meno!

Io, invece, vorrei che in giugno potessimo tutti insieme ritrovarci senza chiedere che qualcuno si debba cospargere il capo di cenere perché quando a prevalere la democrazia e il rispetto siamo tutti a vincere, vorrei – dicevo – che ci trovassimo tutti insieme per costruire la possibilità ancora più concreta di da vita al cambiamento che vorremmo realizzare. Sono convinto, compagne e compagni, che sarà così!

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