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«Dignità, Marchionne»

Di Francesco Paternò – Il manifesto, 19.01.2011 

Maurizio Landini, cosa rispondi a Sergio Marchionne quando nell’intervista a Repubblica promette partecipazioni agli utili per i lavoratori?
Credo, intanto, sarebbe importante che i lavoratori potessero partecipare e trattare sulle condizioni di lavoro e sui modelli organizzativi utilizzati. La realizzazione delle persone nel lavoro non passa semplicemente attraverso i soldi.

Maurizio Landini

 

Per Marchionne «l’auto nel mondo si fa così» e «chi viene in fabbrica lo sa».
Non è assolutamente vero che questo sia l’unico modo di produrre. Primo, c’è un problema che riguarda anche la progettazione delle linee, sarebbe importante che si pensasse a questo, oltre che a studiare le nuove automobili. Secondo, per esempio in Germania, non è vero che i metodi di lavoro siano questi. Terzo, la Fiat impedisce con questo accordo la possibilità di poter contrattare i carichi di lavoro e introduce un elemento che non esiste né in Italia né in nessuna altra parte d’Europa, cioè l’impedimento della possibilità di contestarli e di negoziare i contenuti e le quantità di lavoro.

Nell’intervista, il manager parla di «discorso chiuso» a Mirafiori, ma di non aver cercato una «rottura».
La cosa vera è che la Fiat non ha mai fatto nessuna vera trattativa. Si è semplicemente presentata prima a Pomigliano e poi a Mirafiori dicendo o così, o me ne vado. Con l’idea di cancellare non solo il contratto nazionale ma l’esistenza stessa della libertà dei lavoratori di contrattare la loro condizione.

Per Marchionne, è stata la Fiom a non «aver capito la scommessa».
No. La Fiom ha capito talmente bene cosa stava succedendo che ha chiesto di fare una trattativa. In gioco non è l’esistenza della Fiom, ma l’esistenza della contrattazione collettiva e della libertà delle persone che lavorano.

Il manager ribadisce che diritti e «protezioni costituzionali» non sono stati toccati.
Basta leggere l’accordo. 1) La Fiat non si associa più a Confindustria; 2) non esiste più il contratto nazionale di lavoro; 3) si limita il diritto di sciopero, cioè siamo a una lesione costituzionale; 4) si cancella la contrattazione perché non esistono più i delegati eletti dai lavoratori, ma nominati; 5) esistono i sindacati che decide Marchionne, si è perfino inventato l’associazione quadri; 6) siamo in presenza di un aumento dell’orario e di mano libera nella gestione della impresa della forza lavoro.

Per voi un unico complimento tra virgolette: la «Fiom ha costruito un capolavoro mediatico».
Mi pare che sia la Fiat a essere proprietaria di due giornali, che abbia speso una grande quantità di soldi per campagne pubblicitarie e che abbia una qualche influenza anche sui media televisivi. La vera nostra forza è stata quella di parlare delle reali condizioni di vita e di lavoro delle persone. Ciò che ha fatto saltare il coperchio è stato il no dei lavoratori di Pomigliano, i lavoratori licenziati a Melfi che non hanno accettato di essere pagati senza lavorare e oggi la dignità e il coraggio dei lavoratori di Mirafiori. Chi è riuscito a parlare al paese è stata la dignità del lavoro, Marchionne l’ha messa in discussione.

Sostiene che la Fiom ha solo obiettivi politici, al contrario del sindacato statunitense Uaw.
Se lui pensa di trasportare un modello di un sindacato che non ha alcun ruolo contrattuale, noi lo rifiutiamo. Siamo in Europa e facciamo il sindacato che contratta. Ma la cosa che trovo davvero straordinaria è che continui a dire che non spiegherà mai l’intero piano, ma lo farà pezzo per pezzo e tutti devono essere d’accordo. Nel silenzio di governo e forze politiche.

Nell’intervista dice di voler provare a recuperare quei tanti no. Si governa una fabbrica con il 50 per cento?
Sono d’accordo con lui. Dice anche che vorrebbe recuperare quelli che hanno detto sì per paura. Ciò dimostra che sa perfettamente che la maggioranza dei lavoratori in Fiat non sono d’accordo e la cosa più saggia che dovrebbe fare è riaprire una trattativa. Sono convinto che senza il consenso di chi lavora alle linee, le fabbriche non funzionano.

Come andrà a Melfi e a Cassino, dove la Fiat vuole estendere l’accordo?
E’ sbagliato e ci auguriamo che si fermino. In caso contrario metteremo in campo tutte le iniziative giuridiche contrattuali e sindacali per contrastare l’estensione di questo modello.

Ha smentito nuovamente una vendita dell’Alfa Romeo.
Marchionne continua anche a dire che vuole arrivare al 51 per cento della Chrysler al più presto. Per farlo, ha bisogno di soldi e non so dove possa trovarli. Discutere del piano industriale significherebbe capire con trasparenza anche quali sono le scelte che intende compiere.

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