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Il metodo grillino e la Rivoluzione civile

http://www.inter-vista.it/articoli/item/2607-il-metodo-grillino-e-la-rivoluzione-civile

Dopo l’esito delle urne Rivoluzione civile non molla, anzi. Parte il percorso degli ingroiani verso la ‘democrazia partecipativa’. Si vedranno con i cittadini una volta a settimana, come i grillini. La decisione è arrivata martedì sera durante l’assemblea nella sala comunale di via Pintor. In cinquanta riuniti si sono salutati già a martedì prossimo, nella sala comunale di via del Lupo (zona Grottarossa), per una assemblea che riguarderà l’acqua pubblica. “Ma non un’assemblea con un oratore e tutti zitti. Un’assemblea vera”, precisa Eugenio Pari. Via via, di settimana in settimana, a tema con i cittadini anche la difesa dei servizi socio assistenziali e tutti i temi utili a rilanciare il ruolo politico di Rivoluzione civile.

Beppe Grillo

Beppe Grillo

Anche prima delle elezioni il nostro vero traguardo – spiega Pari – non era quello di presentare una lista per le elezioni. Era e rimane la costruzione di un partito per l’alternativa rispetto al quadro sociale ed economico del nostro Paese e dell’Europa. Ci stiamo provando”. Allo scopo le assemblee settimanali, perché “la democrazia partecipativa – spiegano – non può limitarsi a fare la somma dei problemi, ma deve riuscire a costruire responsabilmente anche le soluzioni; in questo senso pensiamo di portare a valore le intenzioni propositive che si manifesteranno nel corso delle assemblee che abbiamo già programmato.
Rispetto al metodo grillino, Pari dice che “l’errore più grande che la sinistra potrebbe fare in questo momento è demonizzare il Movimento 5 Stelle. Ma siccome la storia c’insegna e noi non impariamo mai niente, è proprio quello che si sta facendo, ricordando il carattere populista del movimento e alcune cose da loro dette sul fascismo. La verità, fino ad ora, è che nelle liste hanno persone normalissime, casalinghe, piccoli imprenditori, operai. La verità è che hanno aperto la speranza dei cittadini. Ora io non so se con l’azione di governo queste speranze diverranno realtà, ma l’alternativa al loro movimento in questo momento sarebbe lo scontro in piazza. Penso anche che, se da un lato si possano nutrire dubbi su Grillo e Casaleggio, dall’altro è vero che le persone elette non sono Grillo e Casaleggio. Delle contraddizioni che ci sono nel 5Stelle non voglio pensare secondo una teoria complottistica che li vede come nuovi squadristi. Purtroppo c’è tanta inesperienza, a tratti (nei giudizi sul fascismo) banalizzazione del male direbbe Hannah Arendt. C’è tutto e il contrario di tutto nel movimento, ma bisogna capire le ragioni per cui hanno avuto questo voto”.
Rispetto alla lotta del 5Stelle, Pari fa notare come “in Italia il vero pericolo è che la rivoluzione l’hanno sempre fatta le classi dirigenti sovversive. Il loro attacco alla casta politica, mi sembra, potrebbe aprire uno spazio non tanto a un vero cambiamento, ma a una modifica dei gruppi dirigenti. E invece quello che va combattuto in Italia non è solo la politica, ma chi la politica la muove, i potentati economici. Questo è il limite della lista di Grillo”.
A sinistra? “La casa è crollata da un pezzo e bisogna mettersi costruttivamente a ricostruirla, ma non secondo le vecchie formule”, dice Pari. “Basterà l’ulteriore dimissione dei gruppi dirigenti? Ne prendiamo atto ma è un gesto superfluo. Ci vuole un ripensamento generale delle nostre idee, delle nostre teste”. “Noi dovremmo cercare di riprendere le pratiche positive, capire cosa hanno fatto i grillini per connettersi con il popolo e con il sentimento delle persone. Se la sinistra s’interrogasse seriamente su questo forse renderebbe un contributo utile a se stessa. I temi del 5Stelle sono gli stessi che ha messo in campo la sinistra, la quale dovrebbe cercare di capire come mai non è riuscita a fare comprendere alle persone il suo processo di partecipazione e democratizzazione. In questo paese, poi c’è un serio problema di giustizia sociale che va risolto e non si risolve scagliandosi contro i grillini. Occorre una forza politica che abbia connotati sociali”.

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SULLA CRISI DELL’EDILIZIA A RIMINI

I dati sulla crisi edilizia sono preoccupanti e bisogna dare una risposta anche, soprattutto, a livello locale: 1550 posti di lavoro persi, dimezzamento dei fatturati. La risposta, però, non può essere quella proposta dal Presidente dell’ANCE Pesaresi, cioè di approvare i piani particolareggiati e, quindi, cementificare ancora un territorio assolutamente saturo e con 16000 (sedicimila!) appartamenti sfitti. La proposta di Pesaresi è vecchia, anti storica e anti economica.

Gli imprenditori edili e il loro presidente in primis, dovrebbero cominciare a convincersi del fatto che per rilanciare questo settore si dovrebbe partire dalla riconversione, riqualificazione e ristrutturazione del tessuto urbano esistente. Ammodernare dal punto di vista infrastrutturale gli edifici esistenti rendendoli meno dispendiosi dal punto di vista energetico, avviare un’operazione irrimandabile come quella della loro messa in sicurezza secondo la legislazione antisismica.

La riqualificazione del tessuto urbano esistente è una priorità della L.r. 20/2000 (art. 3) e le amministrazioni dovrebbero mettere in essere i necessari atti per perseguire questo obiettivo piuttosto che dividersi su strategie vecchie come la lottizzazione di aree libere e continuare a divorare altro territorio libero. Ciò, peraltro, permetterebbe anche di rendere Rimini più bella.

Infine, c’è da dire un’altra cosa: se, oggi, il sistema bancario non concede i necessari crediti per proseguire, ammodernare l’attività produttiva, se oggi alcune banche fondamentali come la Cassa di Risparmio sono in crisi, gli imprenditori dell’edilizia, in particolare i grossi imprenditori, dovrebbero piangere se stessi, in quanto per anni hanno ottenuto una valanga di soldi e il più delle volte queste risorse sono servite a fare speculazione più che investimenti produttivi  e quindi creare occupazione.

 

http://www.newsrimini.it//news/2012/giugno/12/provincia/edilizia_al_collasso._persi_in_pochi_anni_1500_posti_di_lavoro.html

 

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Rimini 2012

di Eugenio Pari

Sullo “scontro di potere”(1) fra il Sindaco Pd Gnassi  e il capogruppo “ribelle” Agosta (2)

È davvero sorprendente leggere le dichiarazioni pubbliche del capogruppo Pd Agosta rese in una lettera aperta al Sindaco Gnassi  . È sorprendente perché, nemmeno ad un anno di distanza, emergono elementi che forse nel centrosinistra qualcuno aveva già intravisto e, andando fino in fondo decise di presentare una candidatura autonoma  per un centrosinistra alternativo, plurale e autenticamente incentrato su parole come: partecipazione, sviluppo sostenibile e sostegno alle classi sociali più deboli. Queste poche cose, come alternativa al programma patinato, suggestivo, giovane e moderno di Gnassi fatto di riferimenti a Friburgo, Stoccolma, “borghi di 150mila abitanti” e così via. Le suggestive “parole d’ordine” del sindaco Pd, ma poco riscontrabili nella realtà dei fatti,  hanno concesso la ribalta nazionale al sindaco attraverso la tribuna di programmi di approfondimento, il cui esito è stato riportato con tanto di fanfare dalla stampa nostrana.

Duello all’interno del Pd a Rimini

È antipatico, lo so, dire “noi l’avevamo detto” (3) , ma è pur sempre vero.

Fin qui però ci si limita all’osservazione degli scontri mezzo stampa tra i due principali protagonisti del Pd cittadino, ed è già molto, però c’è un però grande come una casa e sta nello scontro tra diverse fazioni interne al partito di maggioranza riminese, uno scontro che sarebbe inesatto ricondurre a sole questioni di potere, anche se come diceva Orwell “il potere è fine al potere”, credo che ci sia effettivamente qualcosa di più profondo, di culturale che si dovrebbe saper cogliere. Credo che il “profondo”, se si può davvero utilizzare questo termine, stia anche in una battaglia di posizione molto legata a pratiche politiche legate a poteri forti che non hanno mai mollato la presa e tanto meno intendono farlo oggi.

Certo, chi conosce il Sindaco Gnassi, parla anche di suoi tratti comportamentali piuttosto spigolosi e si parla anche di una certa permalosità, però nell’ottica struttura/sovrastruttura questo aspetto lo catalogherei come secondario.

Io sono convinto che giocoforza questa Giunta abbia davvero fermato lo strapotere della rendita immobiliare, non so dire se per una effettiva convinzione ideologica, ovvero per perseguire una strategia politica, oppure se solo per motivi economici congiunturali in quanto di fatto il mercato immobiliare è bloccato. Ma, com’è o come non è, da tempo, così mi pare, non vengono fatte varianti (anche perché con 12 anni di Ravaioli, di varianti da fare ne restano davvero poche).

So che coloro che oggi vestono i panni dei “ribelli”, si sono sempre caratterizzati per essere gli interlocutori più fedeli del cosiddetto “Partito del mattone riminese”. Agosta, il capogruppo del Pd, è stato uno di questi .

Credo che l’uscita televisiva di Gnassi dalla Gruber gli sia servita a “puntellare” le proprie posizioni: nel miglior caso a staccare un biglietto per Roma, nel “peggiore” per rimanere sindaco a Rimini. Credo anche che dentro il Pd vi siano propugnatori della teoria del “tanto peggio, tanto meglio” e stiano veramente ragionando per mandare in crisi l’amministrazione e quindi andare a votare. Penso che se davvero qualcuno intendesse portare al voto Rimini commetterebbe un errore clamoroso, darebbe chiavi in mano la città al prossimo sindaco grillino di un comune capoluogo e sinceramente di sindaci orwelliani etero diretti da personaggi inquietanti come il Sig. Casaleggio io fare anche a meno.

Ma queste sono solo congetture e, laconicamente, credo che la realtà a cui assistiamo stia superando e supererà l’immaginazione. Però, mentre chi dovrebbe governare la città all’interno di una crisi di sistema, oggi polemizza sui giornali fra chi è più giovane, trendy e fra chi difende la politica riminese di sempre quella del “lotto libero”, del “mettere un mattone sopra l’altro” dovrebbe davvero cercare di capire che diavolo sta facendo, cercare di capire che cosa vuol fare e, soprattutto, dare una risposta concreta a chi la crisi la vive sulla propria pelle. La crisi va affrontata, si devono dare protezioni a chi rischia di rimanerne schiacciato e non va utilizzata per polemiche interne al proprio partito, per sostenere le ragioni di chi in tutti questi anni attraverso la rendita immobiliare ha creato le proprie fortune rendendo sempre più difficile la creazione di condizioni per uno sviluppo a vantaggio di tutti. Credo, davvero, si dovrebbe ragionare su quest’ultimo punto, piuttosto triste a dire il vero.

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(1) http://nqnews.it/news/136441/Gnassi_furioso___Riti_della_politica_.html

(2)   http://nqnews.it/news/136455/Agosta_a_Gnassi___No_all_Uomo_solo_al_comando_.html

(3)   https://eugeniopari.wordpress.com/2011/03/17/intervento-di-eugenio-pari-allassemblea-sel-rimini/

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Intervista al Procuratore di Rimini Giovagnoli

Dal blog del Gruppo Antimafia Pio La Torre di Rimini, pubblico un’intervista al Procuratore capo di Rimini Giovagnoli rilasciata a “L’informazione di San Marino”

 http://gaprimini.blogspot.it/2012/04/linformazione-di-smarino-intervista-al.html

Partiamo dall’indagine Criminal Minds. Nelle carte emerge un presunto giro di corruzione di giudici e militari, sia a San Marino che in Italia. Vi sono novità al riguardo? “Sono emerse delle corrispondenze tra imputati in cui sembra che esista un giro di questo genere. Però c’è anche una versione, che sta venendo fuori da alcuni di questi imputati, che prospetta una truffa o un millantato credito. Ovvero pare che alcuni indagati facessero credere di avere una rete di collegamenti sia con funzionari dello stato, sia con associazioni di tipo segreto o massonico, per ottenere soldi che poi, in realtà tenevano per sé. Quindi siamo al lavoro per chiarire la situazione”.
Cosa può dirci della cosiddetta “Setta del Padre” a cui Bianchini pareva affiliato?
“Dalle indagini è emersa l’esistenza della situazione che ho descritto e tuttora stiamo cercando di capire cosa si nascondeva dietro questa organizzazione”.
Qualora vi fossero elementi interessanti negli archivi di Vargiu e Ricciardi, questi verranno poi trasmessi anche al Tribunale di San Marino?
“Vi sono delle rogatorie in corso. Noi abbiamo chiesto alcune cose a San Marino che, a sua volta, ha iniziato delle indagini e ha chiesto altre cose a noi. Una volta superata la fase attuale delle indagini, quello che emergerà nel processo italiano verrà trasmesso anche all’autorità giudiziaria sammarinese. Non vi dovrebbero essere problemi”.
La vicenda Criminal Minds permette di collegarci alla questione delle cassette di sicurezza del Titano, verso cui l’Italia pare rivolgere una particolare attenzione. Conferma?
“Faccio fatica a parlare di Italia perché posso riferirmi solo alle indagini e al lavoro svolto dalla nostra Procura. La questione delle cassette di sicurezza è nata a San Marino e la nostra attenzione è puramente investigativa: se vi sono nascosti documenti di soggetti indagati, è chiaro che siamo interessati ad averli. Normalmente si chiedeva alle banche se vi era o meno una cassetta di sicurezza, se invece queste cassette stavano in posti in cui non si pensava potessero esserci, naturalmente non si chiedeva nulla. Ad oggi, grazie alla collaborazione dell’autorità giudiziaria di San Marino, siamo in possesso, o siamo in attesa di ricevere, il contenuto di quelle conosciute finora”.
Capitolo Rimini Yacht. Lolli ha definito banche e finanziarie (anche quelle sammarinesi) proprie ‘complici’. Vi sono verifiche in tal senso?
“Lolli ha rilasciato dichiarazioni alla stampa in cui spiega le sue ragioni, attendiamo di vedere cosa verrà fuori dal processo ancora in corso. Certamente anche noi abbiamo notato che queste società finanziare, che sarebbero le vittime dei raggiri di Lolli, compravano queste barche con una certa leggerezza, senza fare i possibili controlli. Lolli parla di complicità, in realtà potrebbe esserci stata una forma di corruzione impropria, cioè corruzione di un privato. Se tu paghi il responsabile di una ditta perché non faccia i controlli che è tenuto a fare, è ben diverso dal dire che la società è complice. Questo sicuramente è oggetto di indagine”.
Fa molto discutere anche la vicenda Titan Flags: se la cassazione confermasse la tesi del tribunale di Rimini, si parla di ben 600 auto con targa sammarinese a rischio confisca. Lei cosa si attende?
“La Guardia di Finanza ritiene che sussista un reato per il fatto che attraverso l’intestazione o il transito dei beni a San Marino, e la successiva adozione di meccanismi, quale quello del leasing affinchè il bene venga utilizzato da un soggetto che vive o opera in Italia, avviene un’evasione dell’Iva. Secondo la Gdf i trattati tra Italia e San Marino sono tali per cui l’Iva dovrebbe essere pagata. Con l’unica particolarità che dovrebbe essere incassata dall’autorità sammarinese e poi passata all’Italia. Se ciò è vero, effettivamente tutti gli italiani utilizzatori di beni presi in questa maniera, che possono essere automobili come yacht, potrebbero essere imputati di contrabbando e i beni potrebbero essere confiscati. Ci sono state però anche sentenze della Cassazione in senso contrario, relativamente ad un’indagine molto simile”.
Rapporti Italia – San Marino. Dal Titano ci si lamenta spesso che le rogatorie inviate in Italia non ricevano una risposta così celere, come avviene invece quando compiono il tragitto opposto. Qual è la sua esperienza in merito?
“Per quanto riguarda i rapporti di rogatorie tra San Marino e la Procura di Rimini, posso assicurare che le evadiamo al più presto, tenendo contatti con le autorità del Titano, affinchè sappiano come ci stiamo muovendo. Mi sembra ci sia ampia collaborazione in tal senso”.
Nel libro “Mafie a San Marino” lei proponeva al Titano due soluzioni: modello Monaco o adesione Ue. Esiste una terza via, magari incardinata su una maggiore collaborazione tra le forze giudiziarie dei due paesi?
“Premetto che sono considerazioni fatte come privato, non le faccio nell’ambito della mia funzione. A mio parere si era creata, nei rapporti tra Italia e San Marino, una sorta di finzione. Si faceva finta che San Marino fosse uno stato completamente autonomo ed indipendente, nonostante viva sostanzialmente dei rapporti che ha con l’Italia e con i cittadini italiani. Si trattava San Marino come fosse uno stato comunitario, invece il Titano è divenuto un paradiso fiscale, usato per nascondere le proprie ricchezze. Da qui è derivata l’attuale situazione di tensione tra i due Stati. La realtà di Monaco è molto diversa: non fingono che sia davvero indipendente. I giudici li manda la Francia, la polizia è quella francese… quindi quando ho parlato di “protettorato” intendevo questo, non volevo certo attentare alla libertà della Repubblica. Chiaro che se a San Marino ci si arricchisce consentendo agli italiani di non pagare le tasse, è normale che l’Italia possa avere da ridire su una situazione di questo genere. Un’ altra possibilità potrebbe essere quella di entrare all’interno della Comunità Europea, stringere rapporti diretti con gli altri Stati della Comunità, rispettando però i vincoli che rispettano tutti, tra cui quelli vigenti nell’ambito di trasferimento di danaro da una banca all’altra. Per tantissimo tempo si è fatto finta che le banche sammarinesi fossero banche comunitarie, quindi sottoposte ai vincoli della Comunità, invece, come è emerso dall’indagine di Forlì, gli istituti del Titano incassavano più banconote da 500 euro di tutte le altre sedi di Italia, apparentemente senza che Bankitalia se ne accorgesse. E’ chiaro infatti che vi fossero anche soggetti italiani interessati a mantenere questa “finzione”. La maggiore collaborazione tra autorità significa scambio di informazioni, ma se ritieni di non poterti fidare delle persone con cui dovresti collaborare è chiaro che diventa tutto più difficile. D’altronde quanto emerso dalle recenti indagini, fa pensare che la situazione continui ad essere poco chiara”.
La “finzione” di cui parla quindi continua tuttora a esistere?
“Ultimamente sono stati fatti passi in avanti verso la collaborazione da parte sammarinese. Parlo, ad esempio, dell’Agenzia di Informazione Finanziaria (AIF) che, dicono, collabori con l’omologa struttura di Banca di Italia. Però se, per esempio, le autorità di Polizia sono corrotte, non gli si possono affidare i segreti delle indagini. Se ci sono indagini sammarinesi perché si dice che le condotte di alcuni magistrati del Tribunale di San Marino non sono chiare, è normale che questo crei un turbamento nei rapporti tra autorità. Penso che sia necessaria la via della collaborazione, ma perlomeno le autorità giudiziarie e di polizia di San Marino dovrebbero godere della piena fiducia di quelle italiane”
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HERA: BLOCCARE I PROCESSI DI FINANZIARIZZAZIONE PER RILANCIARE I SERVIZI PUBBLICI

di Eugenio Pari

Nei giorni scorsi il Sindaco di Rimini ha giustamente invitato l’AD di Hera Chiarini a ridurre il proprio compenso superiore a quello del presidente degli Stati Uniti Obama. L’invito, che speriamo non rimanga vano, è sacrosanto perché i cittadini non possono continuare a pagare stipendi di questo tipo a dei manager pubblici.

Da qualche parte si deve cominciare, ma occorre affrontare il vero nodo della questione: Hera è immersa in un mare di debiti e qualcuno prima o poi dovrà chiedere conto di questa situazione che rischia di diventare insostenibile. In sostanza è importante porre la questione di principio sulle retribuzioni del management, ma la questione vera sta nei risultati negativi conseguiti da Hera, infatti solo fra il 2010 e il 2011 l’indebitamento finanziario netto passa da 1860,2 milioni di euro a 1.987,2 milioni. Tra il 2010 e il 2011 il debito di Hera aumenta di 127 milioni di euro. A peggiorare e a depauperarsi è il patrimonio dei soci cioè i comuni, quindi un bene collettivo dei cittadini.

(fonte: http://be.gruppohera.it/schemi_bilancio/posizione_finanziaria_netta/081.html)

La “gallina dalle uova d’oro”, nei confronti della quale i comuni hanno privilegiato politiche industriali incentrate sull’incenerimento dei rifiuti piuttosto che sulla raccolta differenziata, non produce più profitti e si squarcia il velo anche su un altro aspetto: la tanto decantata liberalizzazione dei servizi che avrebbe prodotto la quotazione in Borsa di Hera è stato il manto ideologico dietro il quale si è coperto il vero processo, cioè la finanziarizzazione dei servizi pubblici. A promuovere e sostenere questo percorso, si badi, non sono stati i famigerati speculatori finanziari, ma i comuni di centrosinistra e centrodestra della Romagna e dell’Emilia che per mandato costituzionale dovrebbero agire nell’interesse dei cittadini. I processi di finanziarizzazione hanno reso sempre più critica la situazione finanziaria di un bene di cui sono soci e proprietari, di cui i cittadini sono soci e proprietari. È questo il vero aspetto su cui occorre intervenire, le altre scelte sono “cortine fumogene” strumentali ad cambiamento “perché nulla cambi”.

Ora, non servono scoop o allarmismi, ma chiare politiche volte a ridare al settore pubblico un ruolo di peso nell’economia, bloccando i processi di privatizzazione – finanziarizzazione dei servizi pubblici, mettendo al centro l’interesse collettivo e usando le imprese partecipate come volani per lo sviluppo. D’altra parte, si tratterebbe di dare coerenza al pronunciamento quasi plebiscitario dei cittadini in occasione dei referendum sui servizi pubblici dello scorso giugno.

 

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“CASO MAGGIOLI: DOVE FANNO IL DESERTO, QUELLO CHIAMANO PACE”

Rimini, 27/03/2012

“Dove fanno il deserto, quello chiamano pace”, dicevano i latini e questa frase calza a pennello rispetto al comportamento di Manlio Maggioli.

Infatti più si leggono le esternazioni di Manlio Maggioli, più ci si convince di quanto siano necessarie e giuste le sue dimissioni da presidente della Camera di commercio.

Maggioli ora richiede che tutte le parti “si mettano intorno ad un tavolo”, ma, per arrivare a ciò che lui propone cioè affrontare con “unità di intenti” i gravi problemi dell’economia riminese, è necessaria un’operazione di verità cominciando a dire che grandi responsabilità di questa situazione, non solo riminese, ma nazionale, derivano dall’enorme evasione fiscale che si produce e che a produrla non sono certo i lavoratori, ma gli imprenditori come Maggioli.

Credo che ad indignarsi dovrebbero essere anche i tanti imprenditori sani, cioè quelli che con mille sacrifici riescono comunque ad essere onesti e non portano capitali all’estero per poi scudarli grazie ad una legge che ha provocato la contrarietà di tutta Europa.

L’economia riminese, ma questo Maggioli non lo dirà, vive ancora più acuti motivi di crisi perché ha poggiato per decenni sulla rendita finanziaria ed immobiliare, il sistema del credito è sostanzialmente bloccato e incapace di sostenere gli investimenti produttivi perché per anni ha elargito milioni di euro a chi intendeva speculare sul mattone e come tutti sappiamo oggi quel mercato è bloccato.

Occorre un’ altra economia per Rimini esattamente contraria a quella di cui Maggioli è il paradigma, per questo motivo riteniamo che l’iniziativa del 28 marzo convocata da cittadini e organizzazioni possa essere l’inizio di una alternativa al modello esistente.

Eugenio Pari

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Il bagnino della libertà

Della serie: “facciamo un po’ come c…zo ci pare…”

Rimini, 20/03/2012
Comunicato stampa
REPLICA DI EUGENIO PARI (COORDINATORE COMUNALE SEL RIMINI) ALLE DICHIARAZIONI DI MUSSONI (PRESIDENTE OASI – CONFARTIGIANATO) SUGLI ABUSI IN SPIAGGIA
Mussoni, presidente di Oasi Confartigianato, propone di risolvere la questione degli abusi commessi dai bagnini sull’arenile, rimuovendo i manufatti a busivi.
Per usare una metafora a mio parere, sarebbe come mettere i cocci di un vaso sotto il tappeto dopo averlo rotto.
Nascondere o rimuovere questi manufatti non sposterebbe di una virgola la sostanza del problema, cioè che l’abuso è stato commesso; è sulla base di questo dato di fatto, è sulla base degli abusi accertati dalla Polizia municipale a suo tempo, che l’Amministrazione comunale ha comminato le relative sanzioni.
Se poi verrà fatta una sanatoria, questo è un altro argomento, ma chi sbaglia paga, chi commette un abuso deve pagare la conseguente sanzione pecuniaria, soprattutto se questo abuso viene commesso su un bene di proprietà di tutti come l’arenile che, come tutti sappiamo, è un bene demaniale.
In sostanza c’è da dire che pagare o meno, oppure rimuovere o meno i manufatti non può e non deve essere una scelta discrezionale dei bagnini, non parliamo di un atto nella loro disponibilità, pagare e rimuovere dovrebbe essere una conseguenza dell’abuso che hanno commesso, questo, nel caso qualcuno volesse far rispettare questa semplice regola di vivere civile.
 
Di seguito l’articolo pubblicato dal Corriere di Rimini il 20/03/2012
SANATORIA VIOLAZIONI PAESAGGISTICHE
«Abusi, meglio levare tutto che pagare»
Mussoni (Oasi Confartigianato): «Non vale la pena nemmeno versare 10mila euro» Il decano dei bagnini è certo: «Se alleggeriamo la spiaggia i turisti non se ne accorgono»

RIMINI. Che arrivino gli sconti o meno, di pagare la sanzione sulle violazioni paesaggistiche non ci pensa neanche. «Piuttosto smonto tutto e alleggerisco la spiaggia: i turisti non se ne accorgeranno e il danno economico sarà minimo». A parlare è il presidente dei bagnini di Oasi Confartigianato, Giorgio Mussoni.
Chi ce lo fa fare. Il decano della spiaggia ha una linea precisa sul tema della sanatoria del Comune su pedane, muretti, campi gioco e palme presenti negli stabilimenti e non autorizzati dalla Soprintendenza. «Anche se le “sanzioni” dovessero scendere in modo vertiginoso – spiega – credo che tanti decideranno di non versare nemmeno un centesimo». Una posizione, questa, su cui Mussoni tiene a puntualizzare: «Noi della categoria non abbiamo dato nessuna indicazione: ognuno sarà libero di agire come crede». Ma il finale di questo «caos infernale messo in piedi» secondo l’esperto numero uno di Oasi ha un finale già scritto: «Si ripresenteranno le domande per chiedere i permessi e in attesa di averli si toglierà tutto quello che c’è da togliere, nel pieno rispetto della legge».
Offerta turistica salva. E nessuno parli di cali dell’offerta turistica. Mussoni, a sorpresa, smonta pezzo per pezzo anche questa tesi: «Campi da gioco e camminamenti, palme e insegne, se dovessero sparire per un’estate, in attesa di ripresentare la domanda, se ne accorgerebbero davvero in pochi: al massimo i locali ma non certo i turisti». Anzi, in un certo senso darebbe anche una “boccata” di ossigeno alla spiaggia, che in diversi tratti «è piuttosto intasata».
Cifre esagerate, comunque. Ecco spiegato perché non lo appassiona troppo l’acceso scontro che si sta consumando tra giunta e Pd sugli sconti delle sanzioni: si è ipotizzata una media di 100mila euro a stabilimento, forse si scende a 50mila, magari anche 40mila. Gli uffici del Comune stanno lavorando a pieno regime. Ma sembra tutto inutile. Sulle cifre, infatti, Mussoni va dritto al sodo, senza nascondersi dietro un inutile lessico politichese: «Decidessero per un forfait da un paio di migliaia di euro, allora se ne potrebbe discutere. Ma questo non avverrà: già diecimila euro non vale la pena di darli e credo che anche se va valutato caso per caso, in tanti lungo l’arenile lo abbiano capito».

http://www.corriereromagna.it/rimini/2012-03-20/sanatoria-violazioni-paesaggistiche-%C2%ABabusi-meglio-levare-tutto-che-pagare%C2%BB

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Maggioli, verso la fiducia

Oggi si riunisce il Consiglio generale della Camera di Commercio. La vicenda del Credito di Romagna anche sulle pagine del Sole 24 Ore

Nq News Rimini, 12 marzo 2012

http://www.nqnews.it/news/134443/Maggioli__verso_la_fiducia.html

rimini (ag) A chiedere le dimissioni del presidente della Camera di Commercio Manlio Maggioli restano solo i sindacati e, sul fronte politico, la sinistra. Oggi è il giorno fissato per la riunione del Consiglio generale dell’ente camerale, al quale la Giunta lo scorso 27 febbraio aveva rinviato l’approfondimento della vicenda legata ai capitali “scudati” dall’imprenditore Manlio Maggioli, come aveva rivelato un articolo uscito qualche giorno prima sulle pagine del Corriere della Sera. Le richieste di “passo indietro”, o per lo meno di chiarimento sembrano tutte rientrate da parte delle associazioni di categoria del territorio, anche quelle (come Cna, Confesercenti, Confartigianato) che maggiormente si erano esposte nel porre il problema rappresentato dall’uscita di Maggioli, che aveva commentato la notizia con “ho fatto quello che han fatto altri”, della serie “così fan tutti”. Quel “così fan tutti” ha finito però per mettere tutti d’accordo. Tutti o quasi sembrano ora convenire sulla necessità di far rientrare la questione, di fronte al rischio di una rottura insanabile, almeno nell’immediato, tra le varie componenti del mondo economico riminese. La parola d’ordine, nelle ultime settimane, è diventata “ricompattare” le associazioni di categoria. Anche per non andare incontro ad un più che probabile commissariamento dell’ente, nel caso di dimissioni di parte del Consiglio generale. Retromarcia dunque, tranne che da parte sindacale. E oggi dunque, salvo clamorose sorprese, la fiducia a Maggioli verrà rinnovata. Ma potrebbe anche essere una fiducia “a tempo”. Dietro la tregua, infatti, potrebbe esserci la richiesta di un passo indietro posticipato, prima della fine del mandato che scade nel 2014, lasciando la guida dell’ente al vice Salvatore Bugli (Cna). Tutto ciò, mentre la stampa nazionale continua ad interessarsi della vicenda Credito di Romagna, l’istituto bancario di cui Maggioli era stato amministratore e sul quale è arrivata a chiusura l’inchiesta giudiziaria che vede lo stesso Maggioli tra gli indagati e possibile oggetto quindi di un rinvio a giudizio (che riaprirebbe la questione delle dimissioni?). In un articolo pubblicato sabato scorso sul settimanale Plus24, in uscita insieme al Sole 24 Ore (l’organo di Confindustria), il nome di Maggioli viene ampiamente citato e compare al terzo posto nella lista, stilata dal settimanale, che riporta nomi dei componenti il cda della banca (definita il “bancomat dei consiglieri”) e i relativi prestiti ottenuti, in uno “sbilanciamento del tutto anomalo nell’erogazione di affidamenti verso parti correlate”. Tra il 2005 e il 2010 a Maggioli sarebbero andati prestiti per oltre 45 mln. Nell’elenco compaiono anche il sammarinese Ambrogio Rossini (57 mln) e Roberto Valducci (Valpharma), con 14,4 mln.

Tornando alle dimissioni di Maggioli, a rinnovare la richiesta è Sinistra e Libertà, per voce del coordinatore comunale Eugenio Pari, che definisce “risibili e soprattutto gravi” le motivazioni che starebbero dietro al dietrofront delle associazioni di categoria. “Invece, io credo – continua Pari – che più forte di queste ragioni sia stata la posizione di qualche giorno fa del presidente di Assindustria Focchi, che sostanzialmente ha richiamato le categorie a proposito della limpidezza in materia fiscale sul motto del “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

Il testo del comunicato stampa

 

Comunicato stampa

Rimini, 11/03/2012

DICHIARAZIONE DI EUGENIO PARI (COORDINATORE COMUNALE SEL RIMINI): RIBADIAMO LA RICHIESTA DI DIMISSIONI DI MAGGIOLI DA PRESIDENTE DELLA CAMERA DI COMMERCIO

Le associazioni di categoria fanno dietro front rispetto alla richiesta più che opportuna, necessaria direi, di dimissioni per Maggioli da presidente della Camera di commercio. Le motivazioni di questa scelta stanno nel fatto che ci sono in ballo questioni molto importanti: Palariccione e Aeroporto.

Queste motivazioni sono risibili e soprattutto gravi perché lasciano supporre che all’interno del sistema riminese non vi sia nessuno che possa gestire in modo adeguato queste vicende, soprattutto lasciano supporre che la politica non sia in grado di farlo.

Invece, io credo, che più forte di queste ragioni sia stata la posizione di qualche giorno fa del presidente di Assindustria Focchi, che sostanzialmente ha richiamato le categorie a proposito della limpidezza in materia fiscale sul motto del “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

Per quanto riguarda SEL Rimini non possiamo che ribadire la richiesta di dimissioni già pronunciata dal nostro Gruppo consiliare ed affermare la piena sintonia con tale richiesta espressa anche dalla CGIL.

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